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CroceNeviera: ritornare alla terra per una vivibilità equa e sostenibile del patrimonio culturale

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Croceneviera

A Vibo Valentia dal 2017, un gruppo di specialisti (archeologa Anna Rotella, agronomo Maurizio Agostino, architetto Luciano Gillo geologo Giuseppe Ferraro) stanno lavorando per la costruzione del modello “CroceNeviera” Parco archeologico agricolo e naturalistico del vibonese ovvero una proposta di strategia di gestione ordinaria delle aree archeologiche ma anche di quelle naturalistiche e dei terreni abbandonati (150 ettari circa), nell’area orientale della collina compresa tra il castello svevo e  il penitenziario cittadino.

Il modello “CroceNeviera” ha come obbiettivo di affrontare complessivamente il problema della gestione sia delle aree archeologiche cittadine, 35 ettari [4 aree sacre greche (Belvedere, Cofino, Cava Cordopatri e Scrimbia) un imponente tratto di cinta muraria greca (Trappeto Vecchio-via Paolo Orsi) 2 necropoli (una ellenistica al Cofinello-Croce Neviera e una romana alla contrada Olivarelle) e una porzione della città romana (località sant’Aloe)], che dei terreni abbandonati presenti nella zona orientale della città attraverso l’agricoltura. Il gruppo di lavoro da quattro anni si sta impegnando per creare sinergia tra le forze sociali presenti sul territorio intorno alla progettazione del futuro di uno dei luoghi più abbandonati e ricchi di patrimonio della Calabria. Le diverse anime del gruppo che si riconoscono nel “CroceNeviera” condividono il bisogno di reagire in maniera propositiva ad una gestione dei beni archeologici diffusi sul territorio che, come in molte altre parti della nazione da sempre si dimostra in difficoltà a mantenere fruibili nel tempo luoghi di pregio che, tra finanziamenti più o meno corposi e a fasi alterne, restano molto spesso inaccessibili, tristemente sommersi dalle erbacce e azzerando drasticamente i benefici per gli utenti.

Per la zona orientale della città area, nel tempo le diverse amministrazioni non hanno strutturato nessuna strategia complessiva andando ad affrontare singole problematiche tanto che i terreni sono diventati marginali, in abbandono e a forte rischio idrogeologico. Un esempio del danno che può causare proprio l’assenza di una visione complessiva nella gestione del territorio e più in particolare quella dei beni culturali inseriti in un contesto territoriale così complesso e senza tutela,  è  la “brutta storia” di via Paolo Orsi, una delle strade che conduce verso il cimitero cittadino. Nel 2016, i lavori eseguiti dell’Amministrazione comunale sul tracciato viario, per risolvere un problema di deflusso delle acque meteoriche, mettono in luce 350 metri di cinta muraria greca. La forte e sorda volontà a non apportare modifiche ai lavori previsti lungo la via, nonostante la consistenza dei rinvenimenti e le proteste e proposte alternative da parte delle associazioni i resti sono stati interrati e vincolati dalla Soprintendenza competente solo nel momento in cui tutte le opere di regimazione e di viabilità sono state completate, impedendo di fatto sia alla comunità locale di disporre di un ulteriore attrattore turistico di fatto restituendo all’incuria tutta la zona.

La considerazione che ha mosso il gruppo di lavoro è che si deve reagire all’abbandono che oltre a non essere la giusta cornice del notevole patrimonio archeologico e paesaggistico che in quest’area si trova è soprattutto concausa del forte dissesto idrogeologico e ambientale ampiamente rilevato su questa zona. Mettendo insieme questi fattori di partenza il gruppo di lavoro ha riconosciuto nell’agricoltura sociale la soluzione portante per risolvere i problemi che affliggono il territorio. La ripresa delle pratiche agricole e quindi la presenza quotidiana dei contadini sul territorio diventa così la soluzione condivisa dai tre comuni confinanti (Vibo Valentia, Stefanaconi e Sant’Onofrio) non solo per garantire la manutenzione ordinaria delle vaste aree archeologiche ma anche presidio di legalità ma anche crea un sistema naturale di controllo degli incendi, delle frane, dell’abbandono dei rifiuti oltre che innescare l’armonica irreggimentazione delle acque piovane e soprattutto per un equo e sostenibile governo del territorio e la contemporanea creazione di posti di lavoro.

A Vibo Valentia su questi presupposti il gruppo di lavoro ha organizzato una serie di incontri conoscitivi con Enti e Associazioni e così si è giunti all’elaborazione della Proposta di un Laboratorio territoriale per il Parco Archeologico agro naturalistico del vibonese: “CroceNeviera”.

Il 15 giugno 2018 si è giunti alla firma del “Protocollo d’intesa” per il Parco archeologico agricolo e naturalistico del vibonese sottoscritto da Enti e Associazioni [i sindaci dei Comuni di Vibo Valentia, S. Onofrio e Stefanaconi, il Vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, il Direttore del Polo Museale Calabrese il presidente della Camera di Commercio e ancora Confindustria, Cgil, Cia (Confederazione italiana agricoltori), Federconsumatori, Codacons, Coldiretti, Archeoclub, ABC (Agricoltura biologica Calabria), Agrìa (Rete agricoltura biologica civica del Vibonese), Forum delle associazioni, Italia nostra, Associazione italiana cultura classica, Comitato Pro mura, il WWF provinciale, le associazioni “Risveglio ideale”, “La Goccia”, “Io vedo con le mani”, Argonauta e l’associazione “Profondazione Antonino Murmura”] che concordano sul principio portante dell’iniziativa: la conservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale della città, la tutela ambientale, l’agricoltura sostenibile, le attività di artigianato tipico e l’accoglienza, con intuibili benefici sul piano dell’occupazione, soprattutto giovanile e anche dell’incremento dei flussi del turismo culturale e religioso.

Certo risulta molto poco comprensibile la posizione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia che dopo un incontro preparatorio e la firma della manifestazione d’interesse per l’accoglimento del progetto (La manifestazione d’interesse del progetto è stata firmata dal Soprintendente Anna Maria Guiducci il 30 maggio 2018) non ha più accolto gli inviti al tavolo della discussione che da più parti sono state inoltrate all’ente (Da giugno 2018 la Soprintendenza competente territorialmente non ha più avuto un Soprintendente in carica ma è il Direttore generale del ministero a svolgere la funzione di Soprintendente avocante con due delegati designati a svolgere funzioni nell’ufficio periferico: Fulvia Soffrè per la parte amministrativa e Fabrizio Sudano per la tecnica, quest’ultimo è inoltre dal 2015 ispettore archeologo di zona per la città di Vibo Valentia).

Si resta ancora in attesa, per come più volte espresso (Maria Limardo, sindaca della città dal 27 maggio 2019, ha dichiarato la sua adesione al “CroceNeviera”), che il comune di Vibo Valentia  tenga fede all’impegno preso nel 2018 dall’Amministrazione precedente (sindaco Elio Costa), assumendo fattivamente il ruolo di ente capofila che gli è stato riconosciuto dai sottoscrittori, e che finalmente, mettendo da parte logiche riduttive e compartimentali, segni l’avvio del cambiamento grazie al quale l’agricoltura e l’impegno sociale possano realmente diventare la chiave di volta condivisa per un equo e sostenibile governo del territorio vibonese profondamente bisognoso di puntare in modo nuovo e partecipato sulle sue grandi risorse culturali, sotto l’egida di un partenariato pubblico-privato innovativo, forte e motivato.

In questi anni il progetto ha anche ricevuto il sostegno di molti cittadini e di alcune scuole, amministrazioni, associazioni culturali, studiosi e dell’ANIMI e del suo Presidente Gerardo Bianco che guarda con favore la forte connessione esistente tra gli obiettivi del progetto in questione e la rinascita sostenibile del territorio al di la degli interessi dei singoli e in perfetta sintonia con quanto postulato dal grande Umberto Zanotti Bianco sulle strategie per la rinascita del Sud d’Italia.

Speriamo di riuscire a far applicare il modello CroceNeviera sia a Vibo Valentia ma anche e soprattutto di farlo applicare sul territorio nazionale per la forte responsabilità che sentiamo nei confronti del futuro dell’antico ma anche e soprattutto delle risorse del nostro incredibile ecosistema.

Rotella Anna Maria