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Proteggere il lupo appenninico, al via il nuovo progetto del Wwf Calabria

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Proteggere il lupo appenninico. Il Wwf Calabria ha lanciato un nuovo progetto scientifico al fine di ricercare volontari per la campagna di sensibilizzazione 2020-21, che miri ad evidenziare l’importanza del lupo nell’ecosistema montano. Sono oltre 90 gli appassionati che hanno già risposto all’appello, necessario per cambiare il finale delle fiabe e cancellare lo stereotipo del “lupo cattivo”. Si comincerà nel prossimo mese di novembre con un corso teorico e pratico di 4 giorni presso la sede del Parco delle Serre. Al programma (in fase di ultimazione), prenderanno parte studiosi del Wwf e dell’Ispra assieme a tanti altri addetti ai lavori. Tre giorni di teoria e uno di pratica per acquisire le conoscenze indispensabili a realizzare una efficace attività di sensibilizzazione e apprendere i primi rudimenti delle tecniche di monitoraggio del lupo.

PROTEGGERE IL LUPO È «FONDAMENTALE» È recente la notizia dell’uccisione di un lupo nei territori del comune di Marcellinara. I volontari, che saranno formati nella sede del Parco delle Serre, avranno il compito di sensibilizzare rispetto al tema attraverso azioni e incontri mirati. Dopo qualche notizia apparsa sull’avvistamento di esemplari nel Vibonese, a chiarire sul fenomeno del ripopolamento è stato Pino Paolillo (settore Conservazione Wwf Vibo Valentia-Vallata dello Stilaro). «In merito alle notizie di avvistamenti di lupi in provincia di Vibo – si legge in un lungo post – e alle allarmate voci di presunti pericoli per la popolazione, è opportuno fare alcune doverose precisazioni per riportare il fenomeno nell’alveo delle verità scientifica. Che il lupo abbia ricominciato a frequentare i territori calabresi, da cui era scomparso da decenni, è un dato di fatto innegabile. È accaduto infatti che, dai territori silani che hanno fatto da “sorgente”, qualche individuo si sia spinto negli anni più a sud, fino a colonizzare le Serre e l’Aspromonte. Detto ciò, contrariamente a una credenza molto diffusa, è utile precisare che in Europa, Italia inclusa, non sono mai stai pianificati né effettuati interventi di reintroduzione, ripopolamento o introduzione di lupi in ambiente selvatico». Stando dunque al “Documento tecnico sul lupo, n. 23, dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica” (oggi Ispra), a cura di Paolo Ciucci e Luigi Boitani, la presenza del lupo in alcuni territori non sarebbe da attribuire ad azioni di ripopolamento (leggi qui l’intervento di Pino Paolillo). Nonostante la presenza del predatore sia fondamentale, ancora oggi il principale fattore di mortalità, calcolato dagli studiosi tra il 10 e il 20% della popolazione italiana, è rappresentato dalla persecuzione diretta da parte dell’uomo.

«SPECIE PROTETTA» Grazie alla sua fondamentale presenza negli ecosistemi, il lupo è stato dichiarato, nel 1992 “specie particolarmente protetta”. «Provate ad immaginare – è il messaggio del Wwf – un parco senza lupi: le sue prede preferite, prevalentemente erbivore, comincerebbero a proliferare a dismisura fino ad esaurire le risorse di cibo e comincerebbero quindi a spostarsi nei campi coltivati e nei vigneti, altri erbivori comincerebbero così a migrare per cercare cibo e a spostare con loro l’intera catena alimentare altrove, lasciando intere porzioni di territorio spogliate ed inaridite. Proteggere i lupi è la cosa migliore che possiamo fare per salvare e tutelare la biodiversità nei nostri parchi». Rispetto al progetto la delegazione vibonese ha inteso ringraziare il presidente Wwf Vibo-Vallata dello Stilaro, il dottor Guglielmo Galasso che ha sposato l’iniziativa, il delegato regionale del sodalizio ambientalista l’avvocato Angelo Calzone e la dottoressa Nicoletta Boldrini presidente del Wwf Cosenza-Sila-Pollino, la quale si è occupata per molti anni del monitoraggio del lupo in Calabria e che sta strutturando il corso che si terrà al Parco delle Serre.

Articolo di Bruno Greco

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